Prendendo lo spunto dal recentissimo caso della riduzione ad uso religioso dell’Ayasofya Müzesi (Museo della Santa Sofia) a Istanbul, in questo laboratorio si intende prendere in esame una casistica ampia e variegata di edifici di culto cristiani che, nel corso della loro vita, sono andati incontro a riconversioni per essere stati adattati a moschea o ad altro uso religioso o civile. Di tali edifici - a loro volta spesso insediatisi su preesistenti strutture religiose o civili di età ellenistico romana – si verificherà in particolare la ricaduta che tali interventi hanno avuto sull’impianto architettonico e sugli apparati decorativi originari.

Accanto a questi edifici, molti altri santuari cristiani (per es. il Santo Sepolcro a Gerusalemme o il monastero di S. Caterina al Monte Sinai) hanno mantenuto inalterato il loro status, nonostante il fatto che i territori in cui sorgono - a partire dal VII secolo e pressoché ininterrottamente fino ad oggi – siano divenuti parte integrante di entità statali islamiche; i motivi per cui tale conservazione d’uso si sia determinata saranno ugualmente oggetto di riflessione nel corso del laboratorio.

Nella dialettica tra Cristianesimo e Islam andranno poi considerate le dinamiche di riuso di edifici di culto in quei territori che, per un periodo più o meno limitato di tempo, hanno conosciuto una dominazione islamica per poi tornare sotto l’egida di regni o stati cristiani: nella Spagna mozarabica, nella Sicilia del X secolo, nei Balcani per lunghi secoli inglobati nell’impero ottomano vennero edificate numerosissime moschee che, all’indomani del ritorno di quelle regioni alla corona di Castiglia, ai re normanni e ai regni ortodossi di Grecia e Serbia, conobbero destini diversi: nell’attività laboratoriale alcuni di questi monumenti verranno esaminati, prendendo soprattutto in considerazione le concrete modificazioni di spazi, strutture e apparati decorativi messe in atto per ragioni funzionali e/o ideologiche.


Prof. Paribeni Andrea


In questo laboratorio gli studenti impareranno a compiere le operazioni fondamentali del lavoro dello storico. Innanzitutto la presa di contatto con la documentazione – direttamente o attraverso riproduzioni fotografiche –  e con le sue modalità di conservazione (nozioni fondamentali di archivistica). In secondo luogo la decifrazione materiale delle scritture della prima età moderna  attraverso l'apprendimento e l'applicazione di alcune nozioni di paleografia. Infine la raccolta di informazioni provenienti dal documento e la loro trasposizione in un racconto coerente. Il materiale documentario prescelto proviene dalla sezione di archivio di Stato di Urbino e precisamente dai fondi delle preture (ossia del tribunale del Podestà) di Cagli e di Sant'Angelo in Vado. Si tratta quindi di fonti giudiziarie, cioè del tipo di documentazione che permette un'analisi sia dal punto di vista delle istituzioni, sia dal punto di vista degli uomini e delle donne coinvolti nei processi, che narrano storie di vita quotidiana di persone comuni, che solitamente lasciano poche altre tracce nei documenti. Dal risultato dell'analisi delle fonti emergeranno quindi elementi utili per la storia istituzionale e per la storia sociale. La particolare struttura della documentazione giudiziaria, che contiene narrazioni di fatti predisposte per la loro valutazione dal punto di vista giuridico, è particolarmente adatta per un primo approccio alle fonti storiche da parte degli studenti. Durante il laboratorio i partecipanti  verranno suddivisi in gruppi e ciascun gruppo lavorerà su un singolo documento, sotto la guida e la supervisione del docente.  

Il laboratorio sarà strutturato in due moduli distinti, frequentabili singolarmente, affinché gli studenti possano ottenere anche uno solo dei CFU previsti. I due moduli si terranno uno nel primo semestre e uno nel secondo.

Contenuti:

-          Obiettivi formativi: il laboratorio è finalizzato all’acquisizione dei fondamentali strumenti critici e metodologici per l’esegesi del testo letterario, nonché della capacità da parte dello studente di saperne comprendere i basilari aspetti filologici e di saperlo collocare all’interno genere letterario di riferimento.

-          Argomenti del laboratorio: testi letterari in prosa e in poesia dei secoli XIII-XVI appartenenti ai principali generi letterari della tradizione italiana. Il corso intende fornire anche nozioni di base relative alla tecnica retorica, alla metrica e alla storia della lingua.

-          Primo modulo: testi della letteratura italiana dalle origini al Trecento.

-          Secondo modulo: testi della letteratura italiana del Quattrocento e del Cinquecento.

-          Modalità didattiche-esercitazioni guidate in classe: al termine delle lezioni frontali, a ciascuno studente (o gruppi di studenti) sarà assegnato un testo letterario e la relativa bibliografia di riferimento per poter eseguire l’analisi testuale. Il risultato dello studio individuale (o di gruppo) sarà esposto oralmente dagli studenti alla classe e al docente.

L’attestato per il riconoscimento del credito (o dei crediti) sarà rilasciato sulla base della frequenza a tutte le ore previste e dopo aver sostenuto il lavoro seminariale in classe.


Pseudos ha più significati: falsità, menzogna, finzione. Tra le forme del falso possiamo aggiungere anche l’illusione, l’allucinazione, l’errore, l’apparenza, il sogno. Negli ultimi anni si è parlato molto di due concetti, post-truth e fake news, che sembrano arricchire la casistica dei modi in cui declinare, o tradurre, pseudos. D’altra parte, si potrebbe dire che si tratta di nomi nuovi per vecchie cose. Nella tradizione filosofica, dai Greci in avanti, la riflessione sul significato del falso e del mentire (e del significato di entrambi in relazione a diversi contesti) si è sviluppata, si può dire, in stretta relazione a quella sulla verità e sulla sincerità (o sul dire la verità). Noi vorremmo cercare, attraverso lo studio di alcuni testi classici, di capire anche il nostro presente. Se esaminiamo le forme dello pseudos, emergeranno connessioni fra elementi logico-semantici, ontologici, estetici ed etico-politici – ma anche psicologici e pedagogici. Ci sono dunque vari modi di affrontare lo studio di un oggetto così volatile e versatile come il falso/la menzogna e ciascuno di questi modi implica non solamente un determinato approccio metodologico complessivo, ma anche una serie articolata di “presupposti” che conferiscono significato al falso/menzogna. Così, nell’ambito di un approccio di storia della teologia, il presupposto fondamentale sarà quello del rapporto tra la Verità assoluta e le tante sue deviazioni o nascondimenti, mentre in uno di storia del pensiero politico la questione verterà attorno alla fruibilità della menzogna e non del suo essere una negazione della verità. Isoleremo perciò, come grandi modelli metodologici, due approcci: quello logico-teorico e quello storico-culturale e mostreremo come l’oggetto stesso cambi a seconda del tipo di questioni che vengono formulate. Mentre infatti nel caso di una domanda di tipo logico-teorico il nesso cruciale è quello che intercorre tra l’essere e le sue forme di manifestazione linguistica, nel caso dell’approccio storico-culturale conta sopratutto interrogarsi sul significato (che può essere anche opposto a quello visibile a prima vista) che assume la menzogna o il falso in relazione alle costellazioni in cui è collocato.

Infine, perché prendere in esame qualcosa di così volatile come la falsità e la menzogna? Perché, nel momento in cui studiamo le forme dello pseudos, siamo costretti a rivedere e raffinare le nostre concezioni sul mondo, e perché le forme della menzogna sono parte integrante della realtà in cui viviamo.

Nel corso del seminario, faremo riferimento a vari autori che si sono occupati del falso e del dire il falso/il vero, ma anche del credere e dell’illudere/illudersi, o del dire la verità in forma obliqua: da Platone e Agostino a Marx e Nietzsche, passando per i dibattiti rinascimentali sulla menzogna come dissimulazione/protezione della verità.


Proff. Frosini Fabio e Raspa Venanzio

 

1) Breve introduzione generale sui fenomeni di convergenza e accomodamento tra interlocutori, a livello sia linguistico che gestuale, durante il dialogo. Vi sarà anche un collegamento con la prof.ssa M.G. Busà (Università di Padova) sul tema dell’apprendimento delle lingue straniere.

2) Parte analitica e applicativa: si insegnerà ad usare ELAN (Max Plank Institute for Psycholinguistik, The Language Archive), un software ad accesso aperto che permette di annotare e trascrivere documenti audio-video con più partecipanti e di analizzare il modo in cui i gesti e le altre componenti extra-linguistiche si allineano agli elementi linguistici. 

3) Parte applicativa in ambito artistico-letterario (modalità da definire), con la collaborazione del CTU Cesare Questa: si mostrerà come la realtà embodied del linguaggio verbale umano sia fondamentale a livello di espressione artistica.

Prof.ssa Celata Chiara - Prof. Danese Roberto Mario


Il laboratorio intende fornire le capacità sia per valutare le differenti tipologie di testi scientifici, sia per la loro redazione. Dopo aver illustrato le peculiarità dei vari generi di testi scientifici, considerati negli aspetti strutturali e formali, si svolgeranno esercitazioni di stesura di elaborati argomentativi di diverso tipo e grado di approfondimento.

Prof.ssa De Franceschi 

- obiettivi:

Il Laboratorio, che comprende lezioni di didattica frontale ed esercitazioni guidate, si pone come un supporto alla pratica della traduzione di testi greci, obbligatoria per gli studenti che frequentano il Corso di L.T. in Scienze Umanistiche, curriculum archeologico-filologico classico, e il Corso di L.M. in Lettere classiche e moderne (Filologia, letterature e storia dell'antichità); l’intento è quello di rafforzare le competenze linguistiche degli studenti, di far loro acquisire una più profonda familiarità con le strutture della lingua greca e una maggiore sensibilità nella resa del testo, attraverso l’esercizio di una consapevole resa di forme e temi del pensiero greco. 

- contenuti:

L’attività del Laboratorio consisterà nella lettura di brani selezionati tratti da due orazioni di Eschine e Demostene redatte nel dialetto attico del V-IV secolo, particolarmente idonee a lezioni incentrate sia sull’approfondimento della sintassi normativa sia sull’illustrazione dei criteri di articolazione e organizzazione delle forme comunicative di testi fondamentali della cultura greca. Dei passi scelti sarà curata la traduzione, e una particolare attenzione sarà riservata alle strutture sintattiche e alla tecnica retorica, alle consuetudini stilistiche specifiche dei due autori e del genere letterario di cui sono rappresentanti.

Prof.ssa Fileni